DAD: fare di necessità virtù, dal magister erectus al magister sapiens.



di Luca Amore insegnante di Matematica e Fisica. Liceo scientifico Catania



In questo periodo si è spesso parlato di salto di specie: bastava accendere la TV o collegarsi ad un forum che già trovavi un virologo o un esperto (o un sedicente tale) che ti propinava la teoria accreditata su come il  COVID-19 sia transitato dal pipistrello al pangolino (che prima di allora non avevamo mai sentito nominare) e da quest'ultimo all'uomo. Qualcuno per darsi un tono te lo pronunciava anche in inglese “spillover”.
Mentre eravamo presi da queste teorie e ognuno di noi si addentrava nei meandri della biologia, delle sequenze del DNA e della proteina spike, ci sfuggiva  un altro salto di specie o,  come  un antropologo forse avrebbe detto,  semplicemente un tassello della catena evolutiva: dal magister erectus al magister sapiens.
La classe docente, da tempo   divisa in due fazioni – per la prima    il computer è un orpello inutile che ottunde le menti,   per  la seconda il computer va utilizzato per svolgere qualunque attività (anche elementare)- ora si è ritrovata corpo unico e le due categorie di insegnanti sono   confluite in una nuova specie docente.
Questa evoluzione, come tutte le evoluzioni, è stata possibile perché si sono presentate le condizioni favorevoli affinché si affermasse questo nuovo tipo di docente.
Noi  insegnanti ci siamo trovati a fruire esclusivamente dei nuovi strumenti, di contro rimpiangendo la semplicità e la leggerezza della “bassa tecnologia” con  gesso e lavagna.
Ognuno di noi potrebbe soffermarsi a riflettere su quanto tempo sarebbe stato necessario in tempi di normalità  per acquisire le competenze sviluppate in questo straordinario periodo, su quanti corsi di aggiornamento avrebbe   dovuto seguire, magari    distrattamente e  controvoglia.
Tra i docenti c'era ancora chi aveva mal digerito l'avvento del registro elettronico e periodicamente si faceva promotore di un ritorno al cartaceo: ed  invece eccolo qua il “lockdown” e quello che non è avvenuto in vent'anni è avvenuto in un paio di mesi.
È ovvio che   avremmo fatto volentieri a meno di questa emergenza e acquisito placidamente  competenze tecniche: ma così non è stato, non ci è stato chiesto di scegliere ed abbiamo fatto di necessità virtù.
In realtà questo brusco cambiamento ha riguardato anche i nostri alunni e le nostre alunne: nel nostro immaginario i ragazzi e le ragazze  sono naturalmente  portati  alla tecnologia, ma   in realtà sono regrediti negli ultimi anni   nell'uso  del computer   perché l'avvento dello smartphone ha fagocitato il loro tempo e spesso ahimè anche i loro interessi.
Infatti, pur avendo alunni “smanettoni” con lo smartphone, non è stato poi così raro avere ragazzi che non sanno aprire la posta elettronica o che hanno seri problemi con l'account.
In particolare i miei ragazzi hanno molto apprezzato le videolezioni asincrone, che a me richiedono  un tempo infinito per la loro realizzazione ma a loro danno la grande opportunità di rilettura degli argomenti svolti.
Ma diciamoci la verità:  chi di noi preferirebbe questo tipo di lezione alla lezione  in classe?
Qui viene a mancare  l’autentica  comunicazione non verbale, in entrambi i sensi  di trasmissione.
Chi come me coltiva il motto “ludendo docere” e fa dell'empatia   uno strumento fondamentale della propria azione didattica, non può che attendere con ansia il ritorno in classe.
Durante le lezioni in classe sono in moto perpetuo e credevo che questo mio necessario girovagare potesse infastidire qualche studente, invece con sorpresa     mi sono congedato dalle mie classi  con la comune speranza   che possa tornare di nuovo in orbita attorno a loro. 

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