-LE EROINE DI SHAKESPEARE


 OTELLO E LA VIOLENZA SULLE DONNE 


“C’è una ragione, anima mia, c’è una ragione.

Non mi chiedete di dirla, caste stelle!

C’è una ragione. Però non voglio spargere il suo sangue

né macchiare quella sua pelle bianca più della neve

e liscia come alabastro.

Eppure deve morire, oppure tradirà altri uomini.

Spengo la luce, e poi spengo quest’altra.

Se io ti spengo, ministra di fiamma,

posso ancora riaccenderti,

se mi ripento, ma se spengo la tua, di luce,

tu opera magnifica di natura eccellente,

non saprò più dov’è quel fuoco di Prometeo

che ti possa riaccendere. Se avrò colto la tua rosa

non potrò più ridarle vita,

e appassirà per forza: voglio annusarti sulla pianta.

O fiato balsamico, che quasi persuadi

la giustizia a spezzare la sua spada! Ancora uno, ancora.

Sii così da morta, e io ti ucciderò

E dopo ti amerò. Ancora uno, l’ultimo.

Mai una simile dolcezza fu così fatale.

Devo piangere, ma sono lacrime crudeli:

questo dolore è celeste, colpisce dove ama.”

William Shakespeare (Da Otello, atto V scena II)


Nel 1600 Shakespeare mette in scena la tragedia della “gelosia “per antonomasia, l’Otello , capolavoro letterario che indaga profondamente nel più complesso reticolo degli stati d’animo più contrastanti e violenti, in cui realtà e apparenze, menzogna e verità si mescolano, come in una miscela esplosiva che fa divampare passioni incontrollabili. Infatti Otello, l’eroe duro e barbaro, dalla pelle scura e selvaggia come i suoi sentimenti forti e passionali, sprofonda nel vortice della cieca gelosia a causa di un fraintendimento del reale, o meglio di un inganno subito ad opera di un suo subalterno Iago che nutre una profonda invidia nei suoi confronti, un odio per Otello, il moro che per le sue capacità aveva conquistato il potere a Venezia e l’amore della sua splendida sposa, Desdemona. La perfidia di Iago scatena la gelosia di Otello per un futile motivo, la perdita di un pegno d’amore, ovvero il “fazzoletto” da parte di Desdemona e taciuto dalla donna che servirà a mettere in scena l’inganno di Iago come prova del tradimento mai compiuto da Desdemona. Otello sospettoso non riesce a ridimensionare i fatti, non sceglie di dialogare con Desdemona, moglie amorevole ma la condanna e la inquisisce accusandola di aver donato il fazzoletto a Cassio, presunto amante, dicendo “Ho visto il fazzoletto”. La tragedia culmina in questa seconda scena del quinto atto in cui si consuma il delitto della donna. Il monologo che preannuncia la morte di Desdemona è scandito da una confusa accozzaglia di pensieri e sensazioni nella mente offuscata e delirante di Otello, mossa dal voler auto convincersi della necessità di sopprimere la moglie pure avendo l’impressione che quel gesto estremo gli raggelerà il sangue. Perciò sceglie nessun spargimento di sangue, nessuna ferita da infliggerle, che possa deturpare la sua bellezza, ma solo il gesto di toglierle il respiro, un soffocamento dell’anima e della vita che la rende gelida e ancor più candida. Alla sua morte si svela l’inganno e la sconfitta totale di Otello è ormai compiuta; non gli resta che morire…  Shakespeare descrive con Desdemona una donna sincera e innamorata, come tante di oggigiorno, al punto che morente pur di salvaguardare l’onore di Otello, ovvero del suo sposo, si addossa paradossalmente la colpa della sua stessa morte. Ciò a dimostrazione dell’amore incondizionato per lui, che le toglie la vita. Donna moderna e attuale per certi versi anche per la sua scelta controcorrente di sposare uno straniero, diverso da lei per cultura e razza. La tragedia ci insegna che l’amore non trionfa su tutto, come nelle favole anzi,  i protagonisti sono vittime entrambi di un meccanismo cinico e crudele di intrighi e calunnie , in cui anche gli eroi più forti e decisi cadono, macchiandosi delle colpe più atroci.

CRISTINA COMIS 5B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania





Eppure deve morire, oppure tradirà altri uomini.
Spengo la luce, e poi spengo quest’altra.
Se io ti spengo, ministra di fiamma,
posso ancora riaccenderti,
se mi ripento, ma se spengo la tua, di luce,
tu opera magnifica di natura eccellente,
non saprò più dov’è quel fuoco di Prometeo
che ti possa riaccendere. Se avrò colto la tua rosa
non potrò più ridarle vita,
e appassirà per forza: voglio annusarti sulla pianta.
O fiato balsamico, che quasi persuadi
la giustizia a spezzare la sua spada! Ancora uno, ancora.
Sii così da morta, e io ti ucciderò
E dopo ti amerò. Ancora uno, l’ultimo.
 (Atto 5 scena 2, Otello)
L’autore del delitto Otello, è un moro al servizio della Repubblica veneta e al comando dell’esercito
contro i Turchi, nell’isola di Cipro. Parte da Venezia con il suo luogotenente Cassio, la donna che aveva sposato di nascosto, cioè Desdemona, Iago e la consorte Emilia. L’invidia provata da Iago per Cassio, lo porta ad attuare un piano diabolico, con lo scopo di allontanare il luogotenente. Iago fa arrivare un fazzoletto di Desdemona a Cassio, per persuadere Otello circa il tradimento della moglie. Quest’ultimo colto da una gelosia incontrollata, uccide Desdemona nel letto nuziale, soffocandola. Quando Emilia, da sempre a conoscenza della sadica invenzione del marito, rivela la verità, viene uccisa dallo stesso. Dopo la sconvolgente notizia di Emilia, Otello, preso dal rimorso si uccide, Iago viene torturato e Cassio prende il posto di Otello nell’esercito veneziano.
Shakespeare aveva intuito temi di grande attualità. Nella tragedia ritroviamo la manipolazione di Iago ai danni di Otello. Vi è poi l’insopportabile senso d’inferiorità degli uomini verso la donna, in questo caso rappresentata da Desdemona. E infine ricorre il tema della gelosia folle, capace di trasformare l’innamorato in assassino. Tale emozione viene presentata come una forza oscura, insita in chi la prova, indipendentemente dai comportamenti della compagna.
Otello è un uomo esperto, vissuto e molto sicuro di sé, Desdemona è una giovane donna, una ragazzina innamorata alla follia ma poco smaliziata e forse anche un po’ ingenua. Le conseguenze di questa distanza di età e di esperienza vengono tutte a galla quando la coppia, nella seconda parte della tragedia, viene a confrontarsi sul falso tradimento, inventato di sana pianta dal perfido Iago.
Eleonora Galizia 4B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania


William Shakespeare (1564-1616) per augurare a tutte le donne quella forza e quella vitalità intrinseca che possiedono per continuare a lottare e a credere che possiamo, tutti, vivere in un mondo migliore, scrisse diversi aforismi e poesie. Care donne, siete la speranza per la salvezza di questo mondo. -Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi, Signori, davanti ad una Donna.

Matteo Riccioli 5B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania

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