-A SCUOLA: RACCONTI DA DENTRO

 

 

Ri-partire   volontaria-mente

“Prof, non ho capito solo una cosa: quando cominciamo?”

(di Pina Arena)

  “Ho bisogno di fare qualcosa  per gli altri”;  “Guardo  i miei compagni che  fanno volontariato  e vedo che sono felici ”; “Vorrei poter vivere un’esperienza diversa”; “Se posso fare una cosa bella, devo farla”; “Sento il desiderio di un’esperienza che mi faccia sentire utile”; “C’è chi ha molto  meno di noi e poter fare qualcosa per gli altri è un dovere  o qualcosa di più”; “Da un anno vado all’oratorio : aiuto i bambini a fare i compiti. Ora voglio fare anche altro…  alla fine sono loro che aiutano me”.

Scorrono su un palco improvvisato, nell’aula magna della scuola, le parole di Damiano, Chiara, Angelo, Riccardo, Antonio, Riccardo, Gabriele. Danilo, Davide, Francesco, Mattia, Adriano, Gaetano, Alfio, Aurora… Hanno 16, 17 o 18 anni, frequentano classi diverse  dell’IIS ”Vaccarini” di Catania.  

Tra loro ci sono, in prima fila, anche i tre rappresentanti d’Istituto.

Parlano di sé emozionati e spiegano le ragioni per cui hanno accolto nel breve giro di pochi giorni e spontaneamente, senza neanche un attimo di esitazione, l’invito ad un incontro che apra le strade del volontariato.  

 Qualcuno già si dedica al volontariato, i più non sanno ancora esattamente cosa potranno e vorranno fare, tutti  desiderano dare, esserci, avere una parte nella risalita di un mondo fragile ed impoverito. Ed è questo che colpisce: il loro desiderio di dare, la domanda di aiuto per essere giusti aiutanti a loro volta.

  Vincenzo Messina di Nuova Acropoli, associazione  internazionale che promuove il volontariato anche nel nostro territorio, parte da qui: in un tempo in cui prevale la cultura dello scambio, del non fare nulla se non c’è qualcosa in cambio, venti studenti che chiedono di poter dare sono la bellissima eccezione che apre la breccia.  

 Non stiamo entrando in un universo leggero, di gommapiuma, spiega Vincenzo Messina. “A seconda dell’impegno che sceglieremo di assumerci, ci alzeremo all’alba o  andremo a letto a notte fonda,  dopo aver distribuito pasti;  avremo le braccia indolenzite e le gambe doloranti dopo ore di lavoro  se saremo volontari  nella protezione civile”. Ma il   punto è un altro: è tornare a casa e sentire di aver fatto qualcosa per le altre persone  “portando con noi lo sguardo del  bambino che abbiamo accompagnato nei compiti di scuola, la vista di una piazza che abbiamo ripulito da un mare di spazzatura, il sorriso di una persona fragile a cui abbiamo donato il nostro  tempo, la nostra forza di persone giovani, sane, che hanno risorse e una  casa” perché “nel lavoro del volontario non è il percorso ma è  il risultato che vale, quello che resta”.

Lo ascoltano, immergendosi  con l’immaginazione  nel mondo che li aspetta e in cui desiderano entrare.

 Andiamo al concreto: cosa possiamo fare? Tanto: distribuzione di pasti, attività ecologiche, di mantenimento o di riqualifica del territorio e delle aree verdi, raccolta di beni di prima necessità, partecipazione ai lavori della protezione civile;  sostenere enti e associazioni di aiuto, aiutare i bambini dei quartieri periferici nel doposcuola, le persone anziane e sole   o disabili ” .

 Gli spazi di  impegno  sono infiniti: Vincenzo racconta della Locanda del Buon Samaritano, degli aiuti ai clochard o alle famiglie  più fragili, dei lavori al parco Madre Teresa di Calcutta, al Parco Falcone, al Lungomare, al boschetto della Plaja...  

 Sarà ogni ragazza e ragazzo  a scegliere  e a trovare la giusta via del proprio spazio nell’universo del volontariato. E allora capirà che  essere volontari è anche scoperta di una parte nuova di sé: il  volontario si scopre  in duplice senso perché si espone innanzitutto e poi  sperimenta  se stesso nella  relazione con il  mondo,  “ impara a riconoscere”    talenti  e risorse che non credeva e non sapeva di avere.

 Sono trascorse quasi due ore e tutt’attorno c’è un silenzio inusuale: ora  a  scuola, oltre noi,  non c’è nessun altro, a parte i  collaboratori scolastici. Oggi, alla vigilia delle vacanze di Natale, tutti, dopo l’Assemblea d’Istituto, sono già usciti, ma i nostri venti studenti non sembrano neanche accorgersene.  Ascoltano attenti,  concentrati. Pongono domande concrete. Inseguono un filo che metta chiarezza in un magma, nel groviglio del loro desiderio di fare e dare.  Il racconto  di Vincenzo continua  fin quando suona l’ultima campana. Dobbiamo concludere: propongo una foto-ricordo.

  Si avvicina Angelo: “Prof, non ho capito solo una cosa: quand’è che  cominciamo esattamente?”

“Mi spiazza la sua domanda:  “Siamo quasi a  Natale… ci fermiamo per ora…e poi con il nuovo anno  ripartiamo…”

  Sembra convinto o forse no perché vorrebbe  partire subito, ma la strada è aperta e la sua domanda lo conferma. È  il giusto spirito di Natale e del Nuovo anno. Si riparte da qui.

 

 

 



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