-LEGGERE BOCCACCIO IN OTTICA DI GENERE


Proposte di letture e commenti delle e degli studenti (a cura della professoressa Maria Pia Dell’Erba)

Boccaccio e la dedica alle donne nel Decameron




E chi negherá, questo, quantunque egli si sia, non molto piú alle vaghe donne che agli uomini convenirsi donare? Esse dentro a’ dilicati petti, temendo e vergognando, tengono l’amorose fiamme nascose, le quali quanto piú di forza abbian che le palesi, coloro il sanno che l’hanno provato e pruovano: ed oltre a ciò, ristrette da’ voleri, da’ piaceri, da’ comandamenti de’ padri, delle madri, de’ fratelli e de’ mariti, il piú del tempo nel piccolo circúito delle loro camere racchiuse dimorano, e quasi oziose sedendosi, volendo e non volendo in una medesima ora, seco rivolgono diversi pensieri, li quali non è possibile che sempre sieno allegri. E se per quegli, mossa da focoso disio, alcuna malinconia sopravviene nelle lor menti, in quelle conviene che con grave noia si dimori, se da nuovi ragionamenti non è rimossa: senza che, elle sono molto men forti che gli uomini a sostenere; il che degl’innamorati uomini non avviene, sí come noi possiamo apertamente vedere. Essi, se alcuna malinconia o gravezza di pensieri gli affligge, hanno molti modi da alleggiare o da passar quello, per ciò che a loro, volendo essi, non manca l’andare attorno, udire e veder molte cose, uccellare, cacciare o pescare, cavalcare, giucare e mercatare, de’ quali modi ciascuno ha forza di trarre, o in tutto o in parte, l’animo a sé e dal noioso pensiero rimuoverlo almeno per alcuno spazio di tempo, appresso il quale, o in un modo o in uno altro, o consolazion sopravviene o diventa la noia minore.


COMMENTI
LA CONSAPEVOLEZZA DI BOCCACCIO: Con il Decameron Boccaccio attua una rivoluzione mai vista prima, un nuovo punto di vista o, più probabilmente, una consapevolezza dell’importanza di una figura che fino a lui, e purtroppo anche ai giorni nostri, è sempre stata vittima di un mondo maschilista che spesso, giustificando i propri atteggiamenti come “protezionistici” verso una figura considerata più debole, ha negato ogni tipo di libertà e forma di emancipazione alle donne.
Boccaccio dedica la sua opera proprio a loro che, a dimostrazione della inesattezza della concezione che le vede come figure più deboli, devono superare i dolori senza che la loro mente possa avere altri spazi. Infatti, gli uomini, scrive Boccaccio, possono superare i problemi della vita virando i propri pensieri ad altro, uscendo di casa e socializzando tramite le più varie attività; ma per le donne, costrette in casa dai padri, dai mariti, o da chiunque ritiene di poter scegliere per la vita di qualcun altro, ecco che l’autore offre nuovi spazi di parola e libertà.
La rivoluzione non sta quindi tanto nel narrare di donne ma, piuttosto, sta nel nuovo ruolo che esse assumono: le donne sono personaggi principali e argomento del racconto, la donna non è più la donna-angelo utile alla connessione fra l’uomo e Dio ma è la donna in carne ed ossa, anche lei ricca di passioni, sentimenti e sogni.
Enrico Giordano 4B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania



La novella ottava, della quinta giornata, narra della dispendiosa e disperata passione di Nastagio degli Onesti per la figlia di messer Paolo Traversaro. La giovane non si mostrava sensibile né a Nastagio né alle sue opere di corteggiamento e il poveretto cerca allora di dimenticarla o di
tramutare in odio l'amore per una creatura “tanto dura e cruda e salvatica”. Non riesce nell'una e nell'altra impresa e tutto riprende come prima finché amici e parenti lo convincono ad andarsene dalla “antichissima città di Romagna”. Il recalcitrante innamorato alla fine si lascia convincere e parte con gran pompa “come se in Francia o in Ispagna o in alcun altro luogo lontano andar
volesse, montato a cavallo”. Dopo pochi chilometri – anzi “tre miglia” - l'innamorato si ferma in un luogo chiamato Chiassi. Qui Nastagio si mette a fare la bella vita spendendo e spandendo, ma non più per conquistare la figliola quanto per invitare gli amici a cene e feste. Un venerdì di primavera, “quasi all'entrata di maggio”, mentre i morsi per l'amore negato iniziano di nuovo a tormentarlo, Nastagio vuole restare solo ed entra nella pineta marina. Nella “pigneta” sente il pianto di una donna, corre verso il luogo di dove proviene e vede “una bellissima giovane ignuda, scapigliata e tutta graffiata dalle frasche e da' pruni, piagnendo e forte gridando mercé, e oltre a questo le vide a' fianchi due grandi e fieri mastini, li quali duramente appresso correndole, spesse volte crudelmente dove la giugnevano la mordevano”. Appare quindi un cavaliere bruno sopra a un destriero nero che brandisce una spada, e copre la donna d'insulti minacciandola di morte.
Nastagio, non essendo armato, prende un ramo a mo' di bastone e cerca di difenderla ma il cavaliere bruno gli intima di andarsene e gli racconta di chiamarsi Guido degli Anastagi, “troppo più innamorato di costei, che tu ora non se' di quella de' Traversari”. Diversamente da Nastagio, Guido si è suicidato - con lo stesso stocco che ora brandisce – e lei ne è stata “lieta oltre misura”. Non è passato molto tempo che la crudele donna è passata a miglior anzi peggior vita finendo al “ninferno”. I due, insieme ai mastini, sono stati condannati a un supplizio: ogni venerdì, verso le cinque, nella pineta di Chiassi, Guido insegue a cavallo la donna e quando i due mastini la bloccano, le apre il tenero torace e dà il suo cuore crudele in pasto ai cani. La tipologia di femminicidio raccontata da Boccaccio è minoritaria rispetto al classico assassinio della ex fidanzata o moglie, che predomina oggi, tuttavia resta ben presente, anche se non in versione di supplizio infernale (o ninfernale) divino, quanto umano e ben più squallido. LINK DI RIFERIMENTO http://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Il_femminicidio_secondo_Boccaccio.html
Mario Marangolo 5B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania



Nel proemio del Decameron, Boccaccio espone gli intenti che lo muovono a comporre la sua opera e indica il pubblico a cui la stessa è dedicata: le donne. In particolar modo, lo scrittore pone una specifica attenzione verso la costrizione a cui le donne sono condannate in ambito familiare da un costume patriarcale che affida un potere tirannico a padri e mariti. La sua intenzione è quella di svelare le virtù e le qualità del genere femminile, che fino a quel momento erano totalmente state sottovalutate. Dunque nel Decameron la donna acquista dignità di personaggio: non è più oggetto dipendente dall'uomo, ma diviene soggetto autonomo che può provare desiderio e non ha timore di esprimere i propri sentimenti.




In una delle novelle del Decameron, che ha come protagonista la figura femminile di Lisabetta da Messina, traspare pienamente la condizione di completa inferiorità della donna medievale.
Lisabetta è totalmente sotto il controllo dei suoi fratelli, che fanno di lei quello che vogliono; infatti uccidono segretamente l'uomo amato dalla sorella, mettendo al primo posto il loro senso dell'onore piuttosto che l'amore verso la sorella e la tenerezza verso la sua triste condizione.
"Erano adunque in Messina tre giovani fratelli e mercatanti, e assai ricchi uomini rimasi dopo la morte del padre loro, il quale fu da San Gimignano; e avevano una loro sorella chiamata Elisabetta, giovane assai bella e costumata, la quale, che che se ne fosse cagione, ancora maritata non aveano. E avevano oltre a ciò questi tre fratelli in un lor fondaco un giovinetto pisano chiamato Lorenzo, che tutti i lor fatti guidava e faceva; il quale, essendo assai bello della persona e leggiadro molto, avendolo più volte Lisabetta guatato, avvenne che egli le incominciò stranamente piacere. Di che Lorenzo accortosi e una volta e altra, similmente, lasciati suoi altri innamoramenti di fuori, incominciò a porre l’animo a lei; e sì andò la bisogna che, piacendo l’uno all’altro igualmente, non passò gran tempo che, assicuratisi, fecero di quello che più disiderava ciascuno".
"E in tal disposizion dimorando, così cianciando e ridendo con Lorenzo come usati erano, avvenne che, sembianti faccendo d’andare fuori della città a diletto tutti e tre, seco menaron Lorenzo; e pervenuti in un luogo molto solitario e rimoto, veggendosi il destro, Lorenzo, che di ciò niuna guardia prendeva, uccisono e sotterrarono in guisa che niuna persona se n’accorse. E in Messina tornatisi dieder voce d’averlo per loro bisogne mandato in alcun luogo; il che leggiermente creduto fu, per ciò che spesse volte eran di mandarlo da torno, usati".

"Per che la giovane dolente e trista, temendo e non sappiendo che, senza più domandarne si stava e assai volte la notte pietosamente il chiamava e pregava che ne venisse; e alcuna volta con molte lagrime della sua lunga dimora si doleva e senza punto rallegrarsi sempre aspettando si stava".

Fin dai primordi, la figura femminile ha sofferto le decisioni di una società prettamente maschilista, sono stati necessari millenni prima che la mentalità comune aprisse gli occhi e nonostante ciò, l'emancipazione femminile sembra ancora essere un'apparenza formale; una continua lotta che dai tempi del Medioevo non è ancora stata superata. Otterremo mai tutti i nostri diritti? Continueremo ad essere giudicate secondo criteri antifemministi? Come vediamo, è necessario che ognuno di noi, nel nostro piccolo, continui a lottare.
Giulia Caruso 4B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania


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