-CANZONI DI DONNE E PER LE DONNE





Questa canzone è stata scritta da Lady Gaga, con l’aiuto di Dianne Warren, per il documentario “The Hunting Ground”, riguardante le violenze sessuali che avvengono nei campus universitari statunitensi. La cantante in persona è stata stuprata all’età di 19 anni, infatti, nella sua canzone, parla di come chi non è stato una vittima non può capire cosa si prova e non può motivare gli altri ad andare avanti e a superare l’accaduto. La canzone, come il documentario, sono molto recenti e questo spiega come ancora, nel ventunesimo secolo, le donne debbano subire atti atroci a causa di uomini che hanno una mentalità chiusa e che, possibilmente, fanno quel che fanno solo per “divertimento”. Il 25 Novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, giornata in cui tutti dovrebbero fermarsi a riflettere su ciò che accade ogni anno, donne che vengono uccise o violentante anche dallo stesso marito, fidanzato o ex. Lady Gaga, così come tante altre persone, e non solo moderne, hanno raccontato la propria storia o quella di donne morte ingiustamente, hanno espresso il proprio pensiero e così dobbiamo fare tutti, non solo in questo giorno, ma anche negli altri, perché queste ingiustizie non dovrebbero essere commesse. Le donne non dovrebbero essere uccise per rabbia, non dovrebbero avere rapporti senza il loro consenso, non devono più essere giudicate inferiori. Tutti i passi in avanti che hanno fatto donne coraggiose, tutta la voce che hanno urlato per elevarsi, tutti i sacrifici vengono buttati via ogni volta che una soffre senza aver commesso alcun errore. Ognuno dovrebbe condividere il proprio pensiero a riguardo e, per gli uomini che non dimostrano amore verso il genere opposto, cercate di riflettere prima di agire perché, oltre a segnare una povera donna, quel che fate vi rimarrà sulla coscienza o peggio, pagherete per le vostre azioni.                                                           Parlato Martina 4^B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania



Gianna Nannini , “Mai per amore”



Quasi mai quasi mai 
ho goduto tra le braccia dell'inferno che mi dai 
quasi mai quasi mai 
il tuo silenzio uccide un cuore andato in cenere 
quasi mai quasi mai 
mi hai guardato più forte negli occhi e mi hai detto chi sei 
lo sai che quasi mai 
il vero amore lascia i lividi 
Mai per amore mai per amore 
mi lascerò per te morire 
mai per amore mai per amore 
guardami cerco la luce di noi nelle lacrime 
Ci sono tantissime canzoni che trattano il tema della violenza sulle donne, attraverso le quali si cerca di sensibilizzare sempre di più la gente su un argomento delicatissimo. Il testo da me citato appartiene ad una canzone scritta ed intrepretata da Gianna Nannini (la quale ha dedicato un pezzo anche a Pia de Tolomei, intitolato “Dolente Pia”), ovvero “Mai per amore”. Il testo è per le donne che confondono l'amore con la violenza. Perché l'amore non lascia segni. Mai per Amore nel 2012 è stata scelta come colonna sonora dell'omonima serie tv prodotta da Claudia Mori sul tema della violenza sulle donne.  
In Italia 6 milioni e 788mila donne hanno subito qualche forma di violenza nella loro vita. Un’enormità. Una scandalosa enormità. Ognuno è libero di avere l’opinione che vuole, ma una cosa è certa: dobbiamo provare a fermare l’onda che ci sta sommergendo. I femminicidi non solo non diminuiscono, ma aumentano a ritmi impressionanti. E ogni volta ci sono tante vite che si spengono o vengono messe paurosamente a rischio. Per esempio quelle dei figli orfani.  E’ però d’obbligo ricordare anche tutte le donne che hanno avuto la forza di raccontare la loro storia, da Filomena Lamberti a Gessica Notaro. Donne che sono, loro malgrado, testimoni di violenza e di qualcosa che in nessun modo può essere chiamato amore. Donne diventate poi, e questo per scelta, esempi di coraggio.   
Fino a quando la metà della popolazione rappresentata dalle donne non potrà vivere libera dalla paura e dalla violenza potremo davvero dire di essere in un mondo giusto? 
Giuseppe Pusillico 4B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania


500 letters 
Un paio d’anni fa, l’ex cantante dei Nightwish, Tarja Turunen, incise un brano, seconda traccia dell’album Colours in the Dark, in cui parlava della sua esperienza come vittima di stalking. Il brano, intitolato “500 letters”, narra l’insistenza di un fan e la progressiva insicurezza che portò la cantante a temere non solo per se stessa ma anche per la sua famiglia. La storia si conclude con le parole: They found the final letter lying by his side, a smile was on his face, cold as ice. One less message written only for me: Now you won’t forget, I see you in your dreams. In realtà, per chi è vittima di stalking, la fine non dipende dalla cattura o, come in questo caso, dalla morte del persecutore. Spesso, le tracce lasciate dalla violenza psicologica sono indelebili. Personalmente se io fossi una donna e subissi dello stalking da un uomo ossessionato da me, non dormirei sogni tranquilli. Anche perché negli ultimi anni abbiamo imparato a capire come di solito terminano queste storie. È di gennaio il caso di Gessica Notaro che, dopo aver denunciato l’ex ragazzo per stalking, è stata poi sfregiata con l’acido dallo stesso. Trovo inaccettabile il fatto che per colpa di certi uomini che non riescono a rassegnarsi di fronte ad una normalissima storia d’amore giunta alla fine, le donne non possano nemmeno uscire di casa per paura di eventi come questi. 

Marco Giuffrida 4B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania


The Police – Every Breathe You Take 


Ogni volta che respirerai 
Ogni mossa che farai 
Ogni volta che spezzerai un legame 
Ogni passo che muoverai 
Io sarò là a guardarti. 
Ogni singolo giorno 
Ad ogni parola che dirai 
A qualsiasi gioco tu giochi 
Ogni notte che resterai 
Io sarò là a guardarti. 
Ma non riesci a vedere 
Che mi appartieni? 
Quanto mi fa male il cuore 
Ad ogni passo che muovi. 
Ogni mossa che farai 
Ogni volta che infrangerai un voto 
Ad ogni sorriso che fingerai 
Ad ogni tua rimostranza 
Io sarò là a guardarti. 
Da quando te ne sei andata mi sono smarrito, senza tracce 
La notte sogno e non vedo che il tuo viso 
Mi guardo intorno, ma è te che non riesco a sostituire 
Ho così freddo, bramo il tuo abbraccio 
Continuo a chiamarti, bambina, bambina, ti prego. 
Ma non riesci a vedere 
Che mi appartieni 
Quanto mi fa male il cuore 
Ad ogni passo che muovi. 
Ogni mossa che farai 
Ogni volta che infrangerai un voto 
Ad ogni sorriso che fingerai 
Ad ogni tua rimostranza 
Io sarò là a guardarti. 
Ma non riesci a vedere 
Che mi appartieni? 
Quanto mi fa male il cuore 
Ad ogni passo che muovi. 
Ogni mossa che farai 
Ogni volta che infrangerai un voto 
Ad ogni sorriso che fingerai 
Ad ogni tua rimostranza 
Io sarò là a guardarti. 
(TRADUZIONE IN ITALIANO) 
 La canzone dei Police, dall’album Synchronicity del 1983, è la cronaca di uno stalking ossessivo, messo in atto da un uomo morboso e pericoloso.Inizialmente si pensava fosse una canzone completamente dedica all'amore verso una donna ma solo in seguito, lo stesso Sting (compositore del brano) dichiarerà che il tema principale è lo stalking. Allora forse vale la pena farci una riflessione e un’analisi, in generale, e in particolare oggi,che tali fatti stanno prendendo una piega sempre più grave. 
Molti possono pensare che tale azione non possa rappresentare una violenza poiché non incorre in nessun dolore fisico ma, possiamo ben comprendere, che il dolore è un altro. L'atto dello stalking è una violenza morale psicologica che nega la libertà della vittima. Chiarire la figura dello Stalker e delinearne la personalità è un compito che richiede una grande attenzione perché si parla sempre di mente umana, a noi ancora molto sconosciuta. Ho deciso di analizzare il brano di questa canzone per  spiegare al meglio questo crimine; qui infatti  attraverso parole e   toni apparentemente  normali, la donna viene paragonata ad un oggetto di proprio possesso: 
"Ogni tuo respiro, ogni tuo movimento, ogni legame che spezzi, ogni passo che fai: io sarò lì che ti guardo." 
Ecco subito, in mezzo a espressioni tanto generiche quanto suggestive si affaccia il tema del possesso: 
"Te ne vuoi fare una ragione? Appartieni a me e basta! E come soffre il mio cuore a ogni passo che fai! 
Giuseppe Mastrantonio 4B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania


L'amore rubato - Luca Barbarossa 


La ragazza non immaginava che anche quello fosse l’amore in mezzo all’erba lei tremava sentiva addosso ancora l’odore 

“Chissà chi era cosa voleva perché ha ucciso i miei pensieri chissà se un giorno potrò scordare e ritornare quella di ieri” 

La ragazza non immaginava che così forte fosse il dolore passava il vento e lei pregava che non tornassero quelle parole 

“Adesso muoviti fammi godere se non ti piace puoi anche gridare tanto nessuno potrà sentire tanto nessuno ti potrà salvare” 

E lei sognava una musica dolce e labbra morbide da accarezzare chiari di luna e onde del mare piccole frasi da sussurrare e lei sognava un amore profondo unico e grande più grande del mondo come un fiore che è stato spezzato così l’amore le avevan rubato 

La ragazza non immaginava che così lento fosse il dolore stesa nel prato lei piangeva sulle sue lacrime nasceva il sole 

E lei sognava una musica dolce e labbra morbide da accarezzare chiari di luna e onde del mare piccole frasi da sussurrare e lei sognava un amore profondo unico e grande più grande del mondo 
ma il vento adesso le aveva lasciato solo il ricordo di un amore rubato 

Come un fiore che è stato spezzato così l’amore le avevan rubato 


Nel 1988 Barbarossa partecipa a Sanremo, portando un brano riguardante un tema che forse ai tempi era ancora "sottovalutato", esplicando tramite pochi semplici versi quello che una donna  prova, motivo per cui ho scelto il brano. Personalmente posso solo dire che è deplorevole che al giorno d'oggi atti di questo genere persistano e si concludano fin troppe volte con danni psicologici permanenti, danni fisici di diversa entità o nel peggiore dei casi la morte. Per questo è fondamentale la sensibilizzazione e nel caso della diretta interessata la denuncia istantanea. 

Francesco Piccione 4B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania



“L’amore rubato” è un brano molto crudo e forte sul tema della violenza sessuale sulle donne e presentato al Festival di Sanremo nel 1988 da Luca Barbarossa. Quest’ultimo, come altri grandi cantautori italiani, mostra coraggio nel portare un tema così delicato nella trasmissione più importante e seguita dalla televisione italiana e ottiene un ottimo riscontro sia dalla critica che dal pubblico.                                                                                                Questa canzone sottolinea come l’uomo a  volte considera la donna inferiore, come un oggetto con il quale può fare tutto quello che vuole, andando anche contro quelli che sono i desideri e i sogni della donna stessa e questo lo si può evincere da due particolari frasi della canzone:-“adesso muoviti fammi godere se non ti piace puoi anche gridare tanto nessuno potrà sentire tanto nessuno ti potrà salvare”  “e lei sognava una musica dolce e labbra morbide da accarezzare chiari di luna e onde del mare piccole frasi da sussurrare sognava un amore profondo, unico e grande più dell’Universo”. Ancora oggi il tema del femminicidio e della violenza sulle donne è purtroppo presente, infatti giornali e tv non fanno altro che denunciare o raccontare orribili avvenimenti giorno dopo giorno. Secondo alcuni dati ogni anno perdono la vita 200 donne (una ogni tre giorni) già solo questo statistica può bastare per certificare che la violenza sulle donne anziché diminuire nel corso del tempo al contrario, sta aumentando di anno in anno. 

Riccardo Bonfiglio 4B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania




“Vietato Morire” di  Ermal Meta 



Ricordo quegli occhi pieni di vita E il tuo sorriso ferito dai pugni in faccia  Ricordo la notte con poche luci Ma almeno là fuori non c'erano i lupi Ricordo il primo giorno di scuola 29 bambini e la maestra Margherita Tutti mi chiedevano in coro  Come mai avessi un occhio nero La tua collana con la pietra magica Io la stringevo per portarti via di là  E la paura frantumava i pensieri Che alle ossa ci pensavano gli altri E la fatica che hai dovuto fare Da un libro di odio ad insegnarmi l'amore Hai smesso di sognare per farmi sognare Le tue parole sono adesso una canzone Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai  E ricorda che l'amore non colpisce in faccia mai Figlio mio ricorda L'uomo che tu diventerai  Non sarà mai più grande dell'amore che dai Non ho dimenticato l'istante  In cui mi sono fatto grande Per difenderti da quelle mani Anche se portavo i pantaloncini  La tua collana con la pietra magica Io la stringevo per portarti via di là  Ma la magia era finita Restava solo da prendere a morsi la vita Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai  E ricorda che l'amore non colpisce in faccia mai Figlio mio ricorda L'uomo che tu diventerai  Non sarà mai più grande dell'amore che dai Lo sai che una ferita si chiude e dentro non si vede Che cosa ti aspettavi da grande, non è tardi per ricominciare E scegli una strada diversa e ricorda che l'amore non è violenza Ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire, vietato morire Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai  E ricorda che l'amore non ti spara in faccia mai 
Figlio mio ricorda bene che La vita che avrai Non sarà mai distante dell'amore che dai Ricorda di disobbedire  Perché è vietato morire Ricorda di disobbedire  Perché è vietato morire Perché è vietato morire Vietato morire “Vietato Morire” è un brano che Ermal Meta esibisce sul palco di Sanremo nel 2017. Il giovane cantautore con questo brano invita ad una riflessione su un tema ormai sulla bocca di tutti: la violenza sulle donne. Di casi così, il mondo ne è ormai pieno, in tipi e forme diverse tra loro. Questa canzone è dedicata a tutte le donne vittime di violenza domestica, in particolare alla  sua mamma, oppressa dal clima ostile dello stesso nucleo familiare a causa delle violenze subite dal marito. Il bambino della prima strofa, fattosi adulto, riconosce l’enorme sacrificio della madre nel rinunciare ai propri sogni e alla proprio dignità per salvarlo (“e la fatica che hai dovuto fare da un libro di odio ad insegnarmi l’amore”). Gli episodi di violenza domestica sono molto più frequenti di quanto si possa pensare. Secondo i dati Istat, ha subito violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne. Questi numeri non rappresentano una certezza poiché molte di queste vittime non denunciano, forse perché non si ha il coraggio, forse perché la paura prende il sopravvento o forse non denunciano perché hanno l’impressione che in realtà non è mai successo sperando di dimenticarlo e poter continuare a vivere come se non fosse mai accaduto nulla. Nel caso di violenza domestica, il motivo più frequente che spinge le vittime a non sporgere denuncia è il voler proteggere i figli.  Bambini nascosti in un angolo della casa o sotto il letto abbracciando un orsacchiotto di peluche, con le mani nelle orecchie per non sentire le urla, sprofondando nei sensi di colpa: “Perché non fai niente? Corri! Fa qualcosa per farli smettere! Se continuano e succede qualcosa, è anche colpa tua! Pensa! Pensa! Pensa a cosa puoi fare!”  Ci si sente responsabili per non essere riusciti a fermare le botte, ci si alza dal proprio nascondiglio con un sentimento di impotenza talmente forte che ogni volta che si pensa alla propria infanzia questi ricordi brutti riusciranno sempre e comunque a sovrastare i giochi e le risate.  E le madri, colme di sensi di colpa, pensano che se quel giorno fossero riuscite a vincere sulla paura e denunciare il partner, la loro vita e quella dei figli sarebbe stata diversa. 

Flavia Caruso 5B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania



WOMAN IS THE NIGGER OF THE WORLD di John Lennon 


Woman is the nigger of the world Yes, she is, think about it Woman is the nigger of the world Think about it, do something about it We make her paint her face and dance If she won't be a slave, we say that she don't love us If she's real, we say she's trying to be a man While puttin' her down, we pretend that she's above us You know, woman is the nigger of the world, yeah If you don't believe me, take a look at the one you're with Woman is the slave to the slave Ah, yeah, if you believe me, scream about it We make her bear and raise our children And then we leave her flat for being a fat old mother hen We tell her, home is the only place she should be Then we complain that she's too unworldly to be our friend Well, now, woman is the nigger of the world, yeah, she is If you don't believe me, take a look at the one you're with Woman is the slave to the slave Yeah, if you believe me, you better scream We insult her every day on TV And wonder why she has no guts or confidence When she's young we kill her will to be free This is the one that I can never remember But you get the message anyway You know that woman is the nigger of the world Yes, she is, if you don't believe me, take a look at the one you're with Woman is the slave to the slave Yeah, Connely was right, we scream it We make her paint her face and dance We make her paint her face and dance We make her paint her face and dance You know, we make her paint her face and dance Dance, dance, dance, dance, dance, dance We make her paint her face and dance 

Traduzione  
La donna è la negra del mondo Sì lo è… pensaci La donna è la negra del mondo Pensaci… fa’ qualcosa in proposito 

La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare Se non vuole essere una schiava, le diciamo che non ci ama Se è vera, le diciamo che cerca di essere un uomo Mentre la umiliamo, fingiamo che ci si sia superiore 

La donna è la negra del mondo… sì lo è Se non mi credi, dà un’occhiata a quella con cui stai La donna è la schiava degli schiavi Ah, sì… meglio che tu lo gridi forte 

La costringiamo a portare in grembo e allevare i nostri figli E poi la lasciamo avvilita perché è diventata una femmina vecchia e grassa Le diciamo che a casa è l’unico posto dove deve stare E poi ci lamentiamo che è troppo ingenua per esserci amica 

La donna è la negra del mondo… sì lo è Se non mi credi, dà un’occhiata a quella con cui stai La donna è la schiava degli schiavi Sì… va bene… pensaci! 

La insultiamo tutti i giorni in TV E ci meravigliamo perché non ha coraggio o fiducia Quando è giovane uccidiamo la sua voglia di essere libera Mentre le diciamo di non essere così brillante La disprezziamo per essere così stupida 

La donna è la negra del mondo Sì lo è… se non mi credi Dà un’occhiata a quella con cui stai La donna è la schiava degli schiavi Sì lo è… se mi credi, è meglio che tu lo grida forte 

La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare La costringiamo a dipingersi la faccia e a ballare 


John Lennon con la sua Woman is the nigger of the world è stato uno tra i primi a parlare delle donne come vittime di violenze, denunciando soprattutto il modo in cui esse sono trattate da certi, presunti uomini. 
Il titolo del brano è volutamente provocatorio: nigger è infatti il dispregiativo per “nero”; così Woman is the nigger of the world significa “la donna è la negra del mondo.” All'inizio il cantato di Lennon fa quasi pensare ad un brano romantico, ma capiamo subito che tira tutt'altra aria se canta: “We make her paint her face and dance if she won't to be a slave, we say that she don't love us if she's real, we say she's trying to be a man while putting her down, we pretend that she's above us, Le facciamo truccare la faccia e ballare/ se lei non vuol essere una schiava, le diciamo che non ci ama/ se lei è reale (sé stessa), diciamo che sta cercando d'essere un uomo/ mentre la buttiamo a terra (umiliamo) fingiamo che ci sia superiore. La canzone continua in un crescendo di rabbia e di accuse rivolte all'uomo, così anche la voce di Lennon si fa più aspra. Si chiama in causa il compito da noi imposto alla sola donna della responsabilità e della crescita dei figli, si ricorda come vogliamo confinarla in casa: “Then we complain that she's too unwordly to be our friend”, poi ci lamentiamo che lei ha troppa poca conoscenza del mondo per essere nostra amica. Così, lei è “the slave for the slaves”, la schiava per gli schiavi. Infatti, qualsiasi uomo, qualsiasi sia il suo grado di sfruttamento economico, di isolamento sociale, politico, etnico, di repressione religiosa, culturale… è però certo di poter a sua volta reprimere, dominare o manipolare almeno una persona: la donna; spesso, la sua. Non di rado, tutto ciò sfocia nella violenza: ”Yeah... allright... hit it!”, sì, benissimo... colpiscila! Del resto, una volta che l'uomo abbia cancellato la sensibilità, l'intelligenza e la voglia di indipendenza della donna, “perché” non dovrebbe disporre anche della sua integrità fisica? Con hit her vogliamo dire colpiscila, colpisci lei. Ma in hit it, it è un neutro che designa oggetti, cose. E' come se si dicesse: colpisci quella cosa. Come se si trattasse di una pietra, una porta, un muro. E niente di tutto questo prova dei sentimenti, o dolore... quindi con quell'hit it si abbassa la donna al rango di cosa inanimata. Ma Lennon afferma che se credi che la donna sia schiava, allora: “Think about it... do something about it”, ed inoltre “scream about it”, pensaci... fai qualcosa ed urlalo. Ora, questo non è facile anche perché Lennon dice ad ognuno di noi: “Take a look at the one you're with”, dai uno sguardo a quella con cui stai. Certo, anche lui dovette lavorare su sé stesso: ma quando Lennon accusava di qualcosa gli altri, lo faceva dopo aver prima corretto appunto sé stesso. Trovo ancora la canzone attualissima: non solo per come può vivere la donna in Paesi fondamentalisti sul piano religioso; questa sarebbe una considerazione troppo facile. No, penso che il brano sia ancora molto attuale anche in Paesi cosiddetti democratici e liberi, che però non fanno granché per contrastare la visione della donna come oggetto di piacere sessuale. 

Francesco Guidotto 5B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania



Man Down di  Rihanna 



La musica è un mezzo comunicativo, capace di trasmettere emozioni, utile per divertirsi, rilassarsi, ma spesso dietro le canzoni, nascosto tra un ritmo vivace o un ritornello dirompente, c’è un significato segreto, spesso dentro il testo delle canzoni, cucito tra le parole che impariamo a memoria, c’è un messaggio di denuncia, di protesta. Un esempio potrebbe essere il terribile significato che si cela dietro il testo della canzone “Man Down” di Rihanna, il cui video era stato inizialmente censurato, perché considerato diseducativo. Nel video della canzone, Rihanna interpreta una ragazza socievole e allegra di un paese rurale in Giamaica. Una sera, mentre sta ballando, in discoteca viene infastidita da un uomo. Lei lo respinge ed abbandona il locale, ma l’uomo la raggiunge e la violenta su un marciapiede. Sconvolta, corre a casa e afferra una pistola. Si apposta il mattino seguente in una stazione ferroviaria e appena il suo stupratore è sotto tiro, apre il fuoco lasciandolo morto a terra. In alcune scene, si vede lei sconvolta per l’omicidio cantare da sola in una stanza, ripensando al suo gesto. Nella canzone esprime il risentimento per quello che ha fatto ed è terrorizzata per quello che potrebbe accaderle. Vuole scappare perché ha paura di subire una condanna severa. Il messaggio trasmesso è sicuramente quello di insicurezza e di sfiducia nella giustizia, che sfocia nel drammatico desiderio di farsi giustizia da soli. Riferimenti al testo (…Non avevo intenzione di porre fine alla sua vita, so che non era giusto non riesco neppure a dormire la notte, non riesco a togliermelo dalla testa…) (...Quello che era iniziato come un semplice litigio Si è trasformato in una situazione appiccicosa sto solo pensando a quello che dovrò affrontare e Mi viene da piangere...) (...Perché non volevo fargli del male Potrebbe essere il figlio di qualcuno Ho preso il suo cuore Quando ho tirato fuori quella pistola...) (...Non volevo metterlo a terra Ma ora è troppo tardi per tornare indietro Non so a cosa stavo pensando Ora lui non è più in vita quindi credo proprio che lascerò la città...) (...Non avrei mai pensato che sarei riuscita a farlo mai pensato che sarei riuscita a farlo mai pensato che sarei riuscita a farlo Oh mio Dio che cosa mi è successo? cosa mi è mai successo? cosa mi è mai successo? Perché ho premuto il grilletto?...) (...Perchè ora sono una criminale Oh Dio, oh pietà, ora sono una criminale...) 

Enrico Girlando 5B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania




Mio zio di Carmen Consoli 



Ho messo un rossetto rosso in segno di lutto E un soprabito nero Era un uomo distinto, mio zio Madre non piangere, ingoia e dimentica Le sue mani ingorde tra le mie gambe, adesso Sta in grazia di Dio Brava bambina fai la conta Più punti a chi non si vergogna 
Giochiamo a mosca cieca Che zio ti porta in montagna Porgiamo l'estremo saluto ad un animo puro Un nobile esempio di padre, di amico e fratello E sento il disprezzo profondo, i loro occhi addosso Svelato l'ignobile incesto E non mi hannno creduto Brava bambina un po' alla volta Tranquilla non morde e non scappa Giochiamo a mosca cieca Che zio ti porta in vacanza. 

Brava bambina fai la conta Chi cerca prima o poi trova Gioiuzza fallo ancora Che zio ti porta alla giostra Che zio ti porta alla giostra. 

Ho messo un rossetto rosso carminio E sotto il soprabito niente In onore del mio aguzzino. 

Nel 2010, una cantautrice italiana vinse un importante premio per una canzone dal testo duro e mostruoso. Si trattava di Carmen Consoli con il brano “Mio zio”, la storia di una bambina, ormai divenuta donna, abusata dallo zio, definito per tutta la canzone come un “uomo distinto”, un “uomo perbene”.  

Un contrasto mirato proprio a sottolineare come la violenza possa nascondersi in qualsiasi essere umano, persino in quelli che all’apparenza risultano gentili. Per questo motivo, la ragazza non fu mai creduta dalla famiglia: <E sento il disprezzo profondo, i loro occhi addosso. Ho svelato l’ignobile incesto e non mi hanno creduto>.  

Fatti reali, che la cantautrice definì “un teatrino dell’orrore”. Un testo mostruoso perché mostruosa è la storia di uno zio che subdolamente corrompe la nipotina, promettendo vacanze e giri sulla giostra. Il giorno del suo funerale, la bambina, ormai cresciuta, si mostra impassibile: <Ho messo un rossetto rosso carminio e sotto il soprabito niente, in onore del mio aguzzino>. 

Credo che la storia raccontata all’interno della canzone sia la più emblematica di un problema che ormai è tristemente comune nel nostro quotidiano, non tanto per ciò che è la violenza in sé, ma per la poca serietà con cui viene affrontata. Infatti, ogni giorno ci sono donne che subiscono violenze, fisiche e psicologiche, provocate da “uomini” che agiscono secondo una folle mania di possesso, secondo la gelosia, secondo ciò che loro chiamano “amore”. Ogni giorno ci sono donne che denunciano una violenza, ma ogni giorno queste denunce cadono troppo spesso nel dimenticatoio, non assumono la dovuta rilevanza. Non credo che si possa andare avanti in questo modo. Ai telegiornali si sente raccontare in continuazione di donne aggredite, picchiate, mutilate, 
uccise. Penso che il fenomeno sia influenzato da un pensiero radicato da sempre nell’uomo, ovvero quello di intendere la donna come un essere “inferiore”, un qualcosa che nel XXI secolo non dovrebbe esistere. Eppure il problema c’è, e non accenna a diminuire. 

Francesco Blanco 4B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania



Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. È stata l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a scegliere questa data come momento di riflessione sul dramma della violenza subita da parte di tantissime donne, tra le mura domestiche e non. Un monito per i governi, chiamati a sensibilizzare l’opinione pubblica su un argomento che, è stato trattato a più riprese anche da molti esponenti del mondo musicale. Carmen Consoli, Gianna Nannini, Luca Barbarossa, Ermal  
Meta, Alex Britti, Nada sono solo alcuni degli artisti italiani che hanno dedicato una canzone alle donne stalkerate, picchiate, seviziate, stuprate. Tra gli stranieri, band e songwriter come Aerosmith, Ibeyi, Nirvana, Florence + The Machine, Tori Amos, Fiona Apple, Tracy Chapman. 
C’è chi ricorre a un linguaggio crudo, chi a metafore, chi racconta storie tragiche che finiscono nel sangue, chi quelle storie le narra dal punto di vista della vittima, chi da quello del carnefice, chi confida vicende autobiografiche. Una carrellata di versi e note su un fenomeno purtroppo molto diffuso: secondo i dati Istat risalenti al 2015, ma rielaborati quest’anno, in Italia 6 milioni e 788 mila donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita, praticamente una su tre. Senza contare le 149 donne vittime di omicidi volontari da parte di uomini avvenuti nel 2016. E senza dimenticare coloro che sono state molestate o ricattate sessualmente sul posto di lavoro: un milione e 403 mila donne. Bisogna dire basta, anche con la musica. 
Giorgia Massimino 5B Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania


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