Passione: il “filo di lana” che ci lega


di Silvia Desideri insegnante di lettere I.I.S. “G.Ferraris-F.Brunelleschi” Empoli (FI)


L’eccezionale situazione, che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, ha messo sotto i riflettori l’urgenza di attivare la modalità di didattica a distanza, unico modo per mantenere   non solo la funzione del lavoro didattico, ma anche il legame cognitivo ed emotivo tra scuola, studenti e famiglie.
Nonostante ciò, la scuola a distanza non può e non potrà sostituirsi al lavoro in presenza, alla relazione educativa in aula, in cui discenti e docenti comunicano non solo con le parole, i libri, i video, gli strumenti tecnologici, ma soprattutto con gli sguardi, l’incontro fisico e l’empatia, indispensabili per la formazione della persona e del cittadino. Le tecnologie, o meglio le tecnologie di apprendimento, ci hanno offerto e ci offrono l’opportunità di continuare il rapporto didattico con i nostri studenti e di “stare in contatto” con loro, ma non ci permettono un rapporto di vicinanza fisica in classe, giorno dopo giorno. La fissità di uno schermo non fa trasparire emozioni, sgomento, paure, angosce e/o speranze.L’emergenza Covid-19 ci ha colti tutti impreparati, il cambiamento è stato repentino e ha messo in evidenza le differenze economiche e culturali. Il nostro Istituto ha aiutato, in tal senso, studenti e  famiglie in difficoltà, ma non ha potuto, certo, supplire agli improvvisi blackout, al malfunzionamento della connessione, o alla mancanza di un ambiente adeguato per poter partecipare alle lezioni; qualcuno ha intorno fratelli, sorelle o cugini vocianti; qualcuno si trova nel ripostiglio con la lavatrice e gli indumenti da lavare etc. Noi insegnanti, per ovviare a tali eterogeneità di situazioni e condizioni, siamo stati flessibili e ci siamo messi a disposizione per assistere i ragazzi in qualsiasi momento della giornata.
Il lavoro che sta dietro alla didattica a distanza è stato ed è, notevole e incalcolabile, per rendere accessibile la lezione, che manca di empatia, di condivisione fisica e di gestualità, gli insegnanti hanno dovuto ripensare e reinventare una didattica diversa. Cercando di ovviare all’eterogeneità di situazioni e condizioni delle famiglie, che ha reso e rende ancor più difficile il nostro lavoro di insegnanti.In tal contesto, il sapere e la conoscenza devono essere rivalutati come “antidoti” che ci rendono più forti e più potenti. Pensiamo agli occhi puntati che tutti noi abbiamo in questo periodo sulla scienza, sugli scienziati e sui biologi, che si basano proprio su una ricerca continua. Pertanto, conoscere, sapere, imparare sono atti necessari irrinunciabili e non rinviabili. Come docente referente di vari progetti, quali, per esempio, il Laboratorio Teatrale e lo Scrilab con produzione di cortometraggi, mi è sembrato opportuno, continuare le attività pomeridiane, con tutte le difficoltà dovute alla distanza, alla condizione di separatezza e alla surreale situazione, per creare occasioni di reiterata socializzazione in un ambiente condiviso, seppur virtuale. Importante per “nutrire” lo spirito degli studenti, per allontanarli il meno possibile dalla quotidianità, per dare loro una speranza, la possibilità di essere utili alla società e cercare di trasformare un periodo di paure ed incertezze in un momento di crescita. In tutto ciò è stata fondamentale la partecipazione di alcuni studenti, già diplomati, attraverso il "filo di lana" che li lega all'Istituto. Ciascuno di loro ha messo a disposizione la propria fantasia, le proprie competenze collaborando per uno scopo comune, rafforzando pertanto il senso di comunità. Gli incontri avvenuti nella nostra “agorà virtuale” sono stati fondamentali per imparare, collaborare, infondere autostima, crescere personalmente e culturalmente, definendo la propria individualità all’interno del gruppo (anche se a distanza). Il compito della scuola, infatti, non è solo preparare ad una professione, ma anche insegnare ad esercitare autonomamente il proprio pensiero critico. Da Marzo in poi, quindi, per esempio l’attività del Laboratorio Teatrale ha proseguito online. Piccoli gruppi interscambiabili si sono alternati, quotidianamente. Mancando la dimensione fisica del teatro, dello spazio collettivo, della voce spiegata, dei gesti grandi, della forza, dell’intensità, della felicità, abbiamo scelto di adattarci al tempo: voci e volti raccolti da dispositivi individuali, piccole e grandi isole. “Arcipelaghi”. Anche per l’attività dello Scrilab gli obiettivi inizialmente prefissati sono stati rimodulati sulla situazione, sulla riflessione e documentazione dell’emergenza attuale.Forse, da questa esperienza usciremo cambiati. La pandemia ha messo in crisi la nostra routine, le nostre certezze, ma ha rafforzato il senso di appartenenza al proprio Istituto, alla propria Regione e al proprio Paese.

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