Le riflessioni della
classe VD del Liceo classico Mario Cutelli di Catania nascono a seguito
della lettura dei primi capitoli de I promessi sposi. Leggere i classici ci
aiuta a interpretare il presente. E a renderci donne, uomini, cittadine, cittadini
migliori.
Ringrazio le ragazze e i
ragazzi per le loro parole.
Maria Pia Dell'Erba
Cosa indossavi quella sera?
Che ci facevi lì tutta sola a quell’ora?
Se le donne non vogliono essere stuprate
devono smetterla di vestirsi da poco di buono!
Queste sono solo alcune delle frasi e
domande rivolte alle vittime di violenze sessuali nelle aule di tribunale.
Parole crudeli che sottolineano una verità amara: noi donne non siamo mai
innocenti, perché abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto, perché siamo
troppo belle o troppo brutte.
Negli ultimi due anni in media 88 donne al
giorno hanno subito abusi e violenze, una ogni 15 minuti, e ogni tre giorni è
stata uccisa una donna. Ma la cosa più brutta è che nell’80% dei casi il
carnefice di questi orribili delitti non ha bisogno di bussare alla porta, ha
già le chiavi di casa.
Giorgia Nicotra
Oggi, si sente spesso tramite i mezzi di comunicazione, di azioni che
culminano nella violenza fisica, che sono spesso preceduti da atti di stalking,
la cui gravità viene messa in luce solo quando si arriva alla distruzione
totale del soggetto. Infatti, l'obiettivo dello stalker, spesso mosso da
rancore, è quello di vendicarsi, perseguitando la vittima fino a farle cambiare
radicalmente, per la paura, le abitudini di vita. Un’altra conseguenza
importante è quella del timore nei confronti della propria incolumità o nei
confronti di quella dei propri cari; lo stalker, infatti, spinto
dall’ossessione per la vittima, può arrivare a perseguitare pure i cari di quest’ultima,
che possono essere amici o parenti.
Spesso molte donne, vittime di stalking, non riescono a parlare di questo
problema sia per paura, ma anche per vergogna
Irene Puglisi
In uno dei più grandi classici della letteratura
italiana, ovvero “I promessi sposi” di Alessandro
Manzoni, vediamo Don Rodrigo incarnare la figura di un vero e proprio stalker nei confronti della giovane e bella Lucia Mondella.
Infatti nel secondo capitolo Lucia è vittima di stalking.
Gaia Cammarata
“E, con voce rotta dal pianto, raccontò come, pochi giorni prima,
mentre tornava dalla filanda, ed era rimasta indietro dalle sue compagne,
le era passato innanzi don Rodrigo, in compagnia d’un altro signore; che
il primo aveva cercato di trattenerla con chiacchiere, com’ella diceva,
non punto belle; ma essa, senza dargli retta, aveva affrettato il passo, e
raggiunte le compagne; e intanto aveva sentito quell’altro signore rider
forte, e don Rodrigo dire: scommettiamo. Il giorno dopo, coloro s’eran
trovati ancora sulla strada; ma Lucia era nel mezzo delle compagne, con
gli occhi bassi; e l’altro signore sghignazzava, e don Rodrigo diceva:
vedremo, vedremo.”
Lucia, terrorizzata, annientata ed infastidita dagli indesiderati apprezzamenti e pedinamenti di Don Rodrigo, viveva in uno stato d’ansia, e per via di quest’ultima non si è confidata con nessuno per un po’ di tempo. Don Rodrigo tentò anche (per buona sorte invano) di rapirla, inviando i “bravi” ad intrufolarsi clandestinamente nella casa della povera vittima. Al giorno d’oggi si parlerebbe di stalking, reato definito come una serie di condotte , riprodotte nel corso tempo, che si differenziano per il loro fine di vigilare e controllare, di ricercare contiguità o rapporto e che suscitano nella vittima ansia, timore e preoccupazione.
Vittoria Managò
Dalla scommessa tra Don Rodigo e il cugino Conte Attilio
possiamo individuare la mentalità del secolo e capire che essa era dominata
dall’orgoglio, dalla forza e dall’influenza delle classi sociali. Trasportando
questo modo di agire nel nostro secolo possiamo dire che non soltanto chi è
influente agisce in maniera irrispettosa verso le donne ma anche chi pensa di
avere il potere assoluto su loro stesse, che sia un compagno, un marito o un
fidanzato. Chi subisce atti persecutori in genere ha molta difficoltà a
parlarne per paura o per vergogna nella speranza che la situazioni migliori e
si risolva per il meglio. Talvolta queste persecuzioni hanno sconvolto la vita
della vittima costretta a cambiare le proprie abitudini: il numero di cellulare
la casa, gli orari di spostamento e così via.
Marino Vittoria
Lucia, la promessa sposa di Renzo, è
vittima di stalking da parte di Don Rodrigo. Egli la infastidisce facendo
apprezzamenti sul suo conto, facendo pedinamenti o addirittura cercando di
rapirla inviando i suoi bravi a intrufolarsi nella casa della sfortunata.
Lucia di questi avvenimenti non ne parla
con nessuno nemmeno con la madre e questo la porta a vivere in uno stato
d’ansia. Da tutti questi fatti possiamo arrivare alla conclusione che Don
Rodrigo era uno stalker, proprio perché si configurano tutti i reati di
quest’ultimo in lui.
Se Lucia avesse denunciato quello che
accadeva, secondo le leggi di oggi Don Rodrigo avrebbe avuto una pena dai sei
mesi ai quattro anni di carcere, però tutto ciò a quei tempi non veniva messo
in atto.
Alessio Garufi
Don Rodrigo, credo che lui sia l’esempio di stalker per
antonomasia. metteva in apprensione la povera ragazza solo per una scommessa
fatta col cugino, il Conte Attilio. Don Rodrigo, definito spesso “il
signorotto”, molestava Lucia psicologicamente con apprezzamenti e fisicamente
con dei veri pedinamenti che costrinsero la ragazza a cambiare la sua vita. in
poche parole, il don Giovanni del paese: per puro divertimento personale
rischiava di rovinare la vita di Lucia per sempre. Non solo la costringeva a
convivere con un’ansia logorante e a cambiare le sue abitudini, ma arrivò pure
sul punto di rapirla, fortunatamente la sua impresa fallì, perché il
signorotto, giustamente, mandò i suoi fidati bravi per entrare a casa della
ragazza e commettere una violazione di domicilio. Lucia dovette
cambiare paese a malincuore e allontanarsi dal suo amato Renzo Tramaglino.
Lucia viveva nel 1628, non poteva fare un gran che, oggi una donna che si
trova nei panni di Lucia secondo la legge del 19 luglio n.69 denominata “Codice
rosso”, può denunciare questi abusi. Nel 2020 Don Rodrigo sarebbe stato punito
con una pena da 1 anno ai 6 anni e 6 mesi di prigione. Credo che la legge
possa fare di più per tutelare le donne vittime di stalking, perché a
volte intervenire con solo un divieto di avvicinamento di qualche
metro non basta.
Chiara Caruso
Potrebbe anche sembrare banale in vista di chi non è stata la vittima, ma
anche la minima azione inopportuna potrebbe segnare un trauma nei confronti
dell’altra persona. Difatti due sono le azioni che lo dimostrano: la prima
evidente è l’azione di camminare a occhi bassi con accanto le sue compagne per
timore, mentre la seconda il modo di raccontare piangendo, perché si era
sentita aggredita.
Carla Costantino
Al giorno d’oggi quello che ha vissuto la giovane potrebbe essere
definito stalking, un termine inglese utilizzato per definire una serie di
comportamenti da parte di una persona per rendere la vita dell’altra un vero
inferno. non è solo lo stalking il problema, ma anche tutti quei gesti
quotidiani che fanno capire in che tipo di società si vive. Un esempio è il
lavoro; le donne spesso ricevono uno stipendio più basso rispetto gli uomini,
perché la società è ancora abituata al fatto che la donna non dovrebbe essere
indipendente. Nelle relazioni alcuni pensano che la donna sia il
"possesso", e questo secondo me è sbagliato: ognuno deve essere
libero di fare quello che vuole e nessuno può dire cosa fare e non.
Alice Scuderi
Lucia allora veniva fatta oggetto di sopraffazioni da parte di Don
Rodrigo, anche in virtù di una differenza di classe sociale, e
leggendo il romanzo si percepisce quanto della violenza di allora sia ancora
purtroppo rimasta traccia nella tragica attualità, soprattutto per i
recentissimi scandali dei quali si ha notizia , come nel caso del ricchissimo
imprenditore Genovese e delle sue feste a Milano , nel corso delle quali
una ragazza della media borghesia dopo esser stata drogata, è stata
resa oggetto di violenza persino sotto la ripresa delle telecamere
sequestrate adesso dagli inquirenti .
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le
donne è frutto, secondo la mia opinione, della consapevolezza da parte della
società, della necessità di un cambiamento radicale, che negli ultimi anni vede
in prima linea lo schieramento da parte dei più giovani , coloro che meglio
possono affrontare un cambiamento della mentalità.
Giulio Gulino
E’ molto triste vedere e
sapere che molte donne non hanno il coraggio di denunciare molestie e abusi da
parte degli uomini, poiché se ne vergognano. Lucia Mondella è una di queste:
all’inizio è spaventata e cerca di evitare Don Rodrigo, ma non avrebbe mai
pensato che lui fosse capace di annullare il suo matrimonio; quasi ogni donna,
quando subisce una violenza fisica, cerca di sminuire il problema, magari
perché è spaventata oppure perché si vergogna. Molte di loro non vengono
nemmeno prese seriamente in certi casi, perché erano ubriache oppure perché
l’uomo o gli uomini che le hanno molestate erano ubriachi o drogati, oppure
perché avevano vestiti scollati o troppo attillati, secondo il parere di
qualcun altro.
La verità è che ogni
donna è spaventata, ogni donna ha il terrore di uscire da sola dopo un certo
orario, ogni donna ha paura di vestirsi in un certo modo.
Carla D’Arrigo
Tuttavia ancora molte
donne preferiscono non parlare delle violenze subite per vergogna di risultare
in un certo modo davanti agli occhi della società o per autocolpevolizzazione
dell’accaduto.
Dal punto di vista
sociale, nonostante i numerosi e importanti cambiamenti avvenuti con il
movimento di emancipazione femminile, una delle principali cause della violenza
di genere deriva dal perdurare di un modello socio-culturale patriarcale che
vuole la donna al sevizio dell’uomo. In questo contesto, l’espressione
dell’autonomia di pensiero e di azione della donna può essere percepita come
una minaccia alla virilità e al “diritto di potere” dell’uomo.
Proprio oggi, 25
novembre, nella ricorrenza della giornata contro la violenza sulle donne, la
cronaca riporta la notizia di due donne vittime di femminicidio a Padova e a
Catanzaro, entrambe uccise a coltellate.
Purtroppo, dal rapporto
Eures, emerge che, in Italia, nei primi dieci mesi del 2020 le donne vittime di
omicidio sono state 91, una ogni tre giorni.
Irene Cosentino
Oltre le violenze domestiche, subite in casa dal
compagno o dal marito, quelle che ritengo
più intollerabili sono quelle che si verificano quando si è per strada da sole:
la mancanza di rispetto parte
dai fischi o da battutine irriverenti e raggiunge l’apice con le violenze fisiche e gli stupri. Il lato triste è che i
soggetti che le subiscono sono anche ragazzine;
Gaia Cammarata
Viviamo in una società quasi del tutto maschilista e in questo tema si
denota quando una donna viene violentata da un uomo e le persone sostengono che
l’abbigliamento della donna in quell’occasione dica tutto di lei, infatti molto
spesso gli uomini o anche le donne stesse dicono che una ragazza viene violentata
perché stava per esempio indossando la minigonna oppure perché la maglietta era
troppo scollata e quindi era vestita in modo provocante. Una cosa ancora più
grave è quando le testate giornalistiche stesse giustificano gli aggressori
dicendo che non sapeva quello che faceva poiché era sotto effetto di droga o
era ubriaco però secondo me una persona è capace di fare queste azioni
terribili anche senza essere sotto effetto di qualche droga.
Marco Arnaud
Un aspetto rilevante della società maschilista è dimostrato nella
descrizione della dinamica di un femminicidio, nel quale vengono forniti
dettagli come la gelosia del marito o dell'ex marito, il possibile tradimento
della donna, come se in qualche modo potessero attenuarne l'aggravante.
Spesso le donne vengono criticate e accusate per aver intrapreso i propri
sogni e le proprie decisioni, ad esempio far prevalere la realizzazione
personale all'avere un figlio, oppure decidere di non avere una relazione
stabile con un uomo, bensì relazioni saltuarie, sentendosi dare appellativi
sgradevoli e spregevoli come “poco di buono”.
Rachele Crimi
La violenza si presenta spesso in modo graduale: episodi violenti crescono
di intensità, a cui fanno seguito periodi di apparente calma che culminano
in episodi successivi. Alle minacce, alle umiliazioni, alle percosse e le
aggressioni fanno seguito gesti che preludono al perdono fino al
giuramento che “non accadrà più”. Le ragioni che tengono per anni le donne,
vittime di maltrattamenti, a fianco del compagno violento sono numerose:
la speranza che “tutto possa tornare come prima”, il senso di colpa per
aver provocato tale violenza, la paura, la vergogna e la tendenza a
minimizzare e a nascondere ciò che si sta vivendo.
Sono state adottate in campo Legislativo numerose misure volte a
contrastare la violenza contro le donne: nella nostra Legislazione
l’articolo 26 del D.L. 198/2006 prevede il reato di molestie sessuali, la
legge n. 38 del 23 Aprile 2009 contrasta la violenza sessuale e gli atti persecutori
e la legge n. 69 del 19 Luglio 2019 che riconosce la violenza contro
le donne come un reato contro la libertà personale e non più come un
delitto contro il buon costume. Infine sono state inasprite le pene per
coloro che si macchiano di stalking: si passa da un minimo di 6 mesi ad un
massimo di 6 anni.
Alessandra Tomaselli
Molte volte le
convenzioni sociali e gli stereotipi sul ruolo della donna, come per esempio le
cure familiari o nella cosiddetta “economia domestica”, hanno conseguenze
significative
Nell’ambito del lavoro,
la maggior parte delle volte una donna si trova a dovere affrontare una
grande montagna di difficoltà al fine di raggiungere una indipendenza
economica, ma spesso non riesce poiché oppressa da una figura, forse più
grande e forte di lei psicologicamente , la quale chiede in cambio
dei rapporti sessuali che la donna rifiuta di avere, oppure come nella maggior
parte dei casi non riesce ad ottenere un lavoro, nella migliore delle
ipotesi solo party-time, poiché un datore di lavoro tende a selezionare una
donna con meno probabilità di procreare, in fin dei conti quante volte abbiamo
sentito storie di donne non assunte per avere la semplice “colpa” di voler
diventare mamma?
Alessia Coco
L’uomo ha da sempre il bisogno di mostrare la sua virilità tossica, di
dominare, e di trattare una persona come un oggetto.
Le suffragette durante il 1800 protestarono, e molte morirono, per ottenere
il diritto al voto; nel 2020 una donna ha ancora uno stipendio inferiore a
quello di un uomo.
Nel 1968 centinaia di donne americane parteciparono alla protesta di Miss
America, in cui combatterono a favore della demolizione degli stereotipi
imposti loro dalla società; ancora oggi viene insegnato in moltissime famiglie
che la donna deve essere unicamente in grado di accudire la sua famiglia, che
deve rispettare i canoni estetici e che certi comportamenti fanno di lei, in
ogni caso, una poco di buono.
Solamente il 22 maggio 1978 la Repubblica italiana ha depenalizzato
l’aborto; fino ad allora se una donna avesse abortito, sarebbe stata condannata
con una pena che andava dai sette ai dodici anni di carcere. Ma ancora oggi le
donne che prendono questa dura decisione vengono guardate con un occhio di
disprezzo da buona parte della società.
Nei Promessi Sposi, Lucia è sicuramente una donna vittima di stalking,
molestie e maltrattamenti di ogni genere; ma oltre a questo personaggio
dell’opera, mi viene istintivamente da pensare alla giovane Gertrude, vittima
della famiglia e degli intransigenti ideali della sua epoca.
Non basta dire “denunciate”, dobbiamo fare sì che una persona in una
situazione tanto pericolosa di senta al sicuro.
Secondo me l’unico modo per combattere l’immane quantità di sessismo
presente nella nostra società, è l’insegnamento che dev’essere impartito dalle
istituzioni, come la scuola, che è il luogo deputato in prima istanza alla
formazione dell’essere umano, e soprattutto dalla famiglia, durante l’infanzia.
È importante formare i bambini al rispetto, all’educazione, ad abbattere
gli stereotipi e la violenza, e soprattutto a non trasmettere un’immagine
scorretta dei ruoli stereotipati della famiglia.
Matilde Russo
Un uomo violento non è un uomo sano, sceglie in modo lucido le sue prede,
ragazze che stanno passando un momento particolare della loro vita o che sono
semplicemente fragili e insicure. Giocano sulla manipolazione, sono
costantemente ambivalenti. Inizialmente incarnano lo stereotipo del principe
per poi iniziare poco per volta a toglierti la libertà ed il
respiro. Studiano le giuste mosse per farti sentire in colpa, confusa e
distoglierti dalla realtà. il paradosso fondamentale
dell’amore malato è : io voglio che tu sia mia, che tu sia prigioniera ma non
perché ti tengo in prigione, ti chiudo in casa. Voglio che tu sia mia perché tu
lo desideri! Questo è il trucco. Voglio una libertà prigioniera! Voglio che tu
sia mia perché tu rinunci liberamente alla tua libertà, ad essere di qualsiasi
altro per scegliere me: sei prigioniera. Per tua volontà.
Chiara Caruso
È un processo lungo, quello di giungere all’effettiva parità sociale tra
donna e uomo, è un problema che ha fondamento anche in tante piccole azioni che
singolarmente non hanno una rilevante importanza ma tutte insieme hanno un
grande peso sulla società.
Se un uomo ha molto successo con le donne, viene considerato un
latin-lover, apposizione che per il sesso maschile non ha altro che
un’accezione positiva; di contro, se una donna riscuote successo tra gli uomini
viene considerata una sgualdrina, una poco di buono.
Martina Managò
Un altro atteggiamento messo in atto per far sentire colpevole le donne è
lo SLUT SHAMIN, per indurre un sentimento di vergogna per determinati
comportamenti o desideri sessuali che differiscono dalle aspettative di genere
tradizionali. Vi sono delle donne che secondo la società violano il codice di
abbigliamento ma non tutte le ragazze che subiscono violenza sono vestite in
modo provocante. Infatti Lucia Mondella ne I promessi sposi ci viene presentata
come una ragazza umile, perbene e composta. Ma viene molestata da un uomo ricco
e potente che pensa di poter avere il comando su tutto, anche su di lei.
Eppure se sono gli uomini ad avere atteggiamenti ammiccanti e seducenti, il
tutto viene considerato come se fosse nell’ordine delle cose, gesti puramente
goliardici.
Gaia Gussio
Il victim
blaming si verifica quando la vittima di un crimine o di un atto
illecito è ritenuta totalmente o parzialmente colpevole del danno che le è
stato inflitto; esso è una tattica manipolativa usata da chi abusa ma è anche
un fenomeno sociale dai risvolti drammatici.
Lo slut-shaming è
invece un neologismo nato in ambito filosofico femminista per definire l’atto
di criticare una donna per la sua reale o presunta attività sessuale. Tutti
i comportamenti che si discostano dalle comuni aspettative sociali e morali,
possono produrre slut-shaming. Vestirsi in modo contrario
all’abbigliamento socialmente “consentito”, avere numerosi partner sessuali,
avere una sessualità facile, cercare
la contraccezione (come ricorrere all’interruzione volontaria di
gravidanza) sono tutti esempi di come, ancora oggi, donna e sesso sono
due mondi pieni di pregiudizi, stereotipi e costrizioni che impediscono di
vivere liberamente la sessualità.
Teresa Spampinato
Ecco perché spesso si fa riferimento a figure che ad oggi sono molto
rilevanti nella società, come Chiara Ferragni, famosissima influencer, che
negli ultimi giorni ha postato sulla piattaforma di Instagram l’accento su cosa
significhi essere donna nel 2020.
Ma perché la gente si lascia guidare da queste figure così note piuttosto
che dalla legge? Ultimamente il capo del governo ha affidato alla stessa
Ferragni il compito di divulgare un messaggio persuasivo a favore delle
mascherine anti-Covid. A parere mio, infatti, oggi l’influencer viene visto
come colui che influenza le nostre percezioni in merito ad un oggetto, un
servizio, un tema o un intero scenario attraverso i social più utilizzati come
Instagram, Tik Tok, Facebook, YouTube e Twitter.
Ed è proprio così che ancora una volta queste piattaforme hanno avuto uno
straordinario impatto sociale su una fetta così ampia della popolazione.
Insomma, la rivoluzione che Internet ha provocato dal punto di vista delle
relazioni sociali, sia in positivo che in negativo, non può essere ignorata e
si estende a macchia d’olio. Ogni giorno, infatti, questo “utilissimo”
strumento oltre che per la comunicazione viene usato da molti come mezzo di
offesa,
Giorgia Nicotra
Purtroppo i social presentato ben due facce: una che porta messaggi
belli e giusti; e l’altra che si presenta come un grande buco nero, quasi
nascosto dal mondo, pieno di odio e pregiudizi ed è proprio all’interno di
questo grande buco nero che si presente l’ennesima forma di violenza, il
delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza
il consenso delle persone rappresentate, ovvero il cosiddetto revenge porn,
punito con la reclusione da uno a sei anni .
Alessia Coco
Vivo in una società che tende a dare della “troia” ad una ragazza che preferisce
stare con i ragazzi piuttosto che con le donne. Vivo in una società dove vieni
considerata “puttana” solo perché sui social ti piace mostrare il tuo corpo.
Vivo in una società dove la ragazza che frequenta tanti ragazzi è una
“zoccola”, mentre un ragazzo che seduce tutte viene considerato un “grande”, un
“fenomeno”. Vivo in una società dove la donna, a livello teorico, ha gli stessi
diritti dell’uomo, ma, concretamente ha solo gli stessi doveri. Vivo in una
società dove la donna, sebbene libera di fare ciò che vuole, deve poter
conciliare la sua vita e i suoi impegni con quelle funzioni che, da sempre,
sono state attribuite dalla società solo ed esclusivamente alle donne.
Penso, infine, che la soluzione per debellare definitivamente la violenza
sulle donne, nonostante sembri scontata, sia semplicemente l’educazione.
Infatti, sia in ambito familiare che scolastico, si dovrebbero educare ragazzi
e ragazze al rispetto l’uno dell’altro e al confronto senza la violenza.
Irene Puglisi
Ma noi siamo la società e dobbiamo cambiarla! Non dobbiamo più avere paura
né tantomeno essere una quota o un accessorio. Non dobbiamo essere schiacciate
dal senso di colpa, perché noi colpa non ne abbiamo. E tutto questo lo dobbiamo
a noi stesse, ad un’idea di civiltà, uguaglianza e soprattutto libertà.
Nicotra Giorgia
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